La Storia di Paternò

Ultima modifica 27 giugno 2018

Le origini di Paternò sono antichissime. Il sito dell’odierna Paternò viene individuato dagli storici nell’antica Ibla Major, fin dal V secolo a.C.. Infatti numerosi rinvenimenti archeologici testimoniano che le origini dei primi insediamenti nell'attuale città di Paternò sono antichissime e risalgono ad un periodo antecedente la venuta dei greci, nell'epoca di Tapsos (1050/850 a. C.). Scavi archeologici sulla collina, hanno evidenziato ritrovamenti di età preistorica, greca, romana, bizantina e normanna. La Collina storica e monumentale, è considerata un vulcano preistorico spento, un nek di lava basaltica, sulla quale sono stati costruiti i monumenti più importanti, per dimostrare a futura memoria la ricchezza architettonica, e rappresenta senza dubbio un unicum irripetibile di suggestiva bellezza. I lavori di scavi archeologici hanno incominciato a far luce sull'origine storica del centro pedemontano. All'inizio le genti del luogo si opposero al processo di ellenizzazione sotto la guida di Ducezio, ma durante la dominazione dei romani la città diventò un'importante crocivia commerciale e di produzione di miele e grano, furono costruiti ponti e strade. Con la fine della dominazione romana e l'avvento dei bizantini la città attraversa un periodo un periodo di decadenza. Gli arabi ne rilanciarono l'economia nel IX secolo e la ribattezzarono Batarnù.

Il nucleo originale dell'attuale "Paternò" è tutto concentrato all'interno delle fortificazioni della collina normanna che conserva, a tutt'oggi, intatti tesori architettonici. Il Castello costruito nel 1072 da Ruggero II, re dei Normanni, fu il fulcro del rinnovamento edilizio e della prospera vita feudale. La città fu elevata al rango di Contea, assegnandola il re Ruggero, alla Signoria della sua terza moglie la contessa Adelaide o Adelasia. Durante il periodo normanno furono costruite nove porte che permettevano l'accesso e la difesa della città. Oggi di queste porte ne rimangono solo tre: 1) porta del Borgo ( l'arco della scalinata della matrice ); 2) porta lentini o porta del pertuso ( nei pressi della Chiesa della Consolazione ); 3) porta dei falconieri ( nei pressi di piazza Martiri d'Ungheria ). Dopo la conquista della Sicilia da parte dei Normanni, si ebbe la dominazione della dinastia Sveva. In epoca sveva il castello venne utilizzato come abitazione dei signori di Paternò che lo adattarono alle nuove esigenze. Il grande imperatore Federico II di Svevia, il grande mecenate, denominato oggi “stupor mundi”, soggiornò per alcuni anni nel Castello di Paternò, dal 1221 al 1223. Più tardi, nel 1299, la Contea di Paternò passò sotto il dominio degli Angioini. I secoli XIV e XV, oltre al risveglio dello spirito civico, portarono a Paternò anche ad una rivoluzione urbanistica a Paternò, perchè il paese che prima era arroccato sulla collina cominciò ad estendersi nella pianura sottostante. In questo periodo Paternò merita il titolo di città delle regine. Nel 1402 il re Martino assegnò alla regina Bianca di Navarra la terra di Paternò come "camera reginale". Nella sua qualità di signora della terra paternese, nel 1405 approvò l'atto feudale più importante della storia della città: " le consuetudini di Paternò". Nell'anno 1431, la città fu venduta dal Re Alfonso I D’Aragona a Nicolò Speciale, il quale la rivendette nel 1453 a Guglielmo Raimondo Moncada. I Moncada, una delle più importanti famiglie dell'isola, dominarono Paternò per circa quattro secoli. I moti rivoluzionari del 1821-1848, hanno visto, la città di Paternò partecipare attivamente per cacciare la dinastia dei Borboni dalla Sicilia, tant’è che nel 1862 Giuseppe Garibaldi, passando per Paternò venne accolto con trionfale entusiasmo, quale liberatore della popolazione oppressa dal regime borbonico.

 



Successivamente Paternò ha sofferto una caduta di attività e ruolo in epoca post- unitaria, a causa della forte presenza del latifondo, e di un'economia tutt’altro che solida. E' agli inizi del novecento con la nascita di numerose cooperative agricole che si determinò una paziente opera di ricostruzione economica e sociale del paese. La prima guerra mondiale ha visto numerose perdite umane di paternesi, ma è stato durante la seconda guerra mondiale che Paternò ha dovuto pagare un grosso tributo per la perdita di quasi 4.000 morti ed interi quartieri squarciati dai bombardamenti del luglio 1943, le cui spoglie oggi riposano nella Chiesa del Pantheon. Nel 15 luglio 1973, alla città di Paternò veniva consegnata dal Prefetto Amari, su mandato del Ministero dell’Interno, la medaglia d’oro al valor civile, per il fiero comportamento, e le inaudite sofferenze eroicamente sopportate dalla popolazione durante l’estate del II conflitto mondiale.


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